Santo Amato Ronconi di Saludecio

Santo Amato Ronconi di Saludecio

Amato nacque a Saludecio, pieve della diocesi di Rimini, nel 1226 circa da Felice Ronconi e Santa Mosconi, benestanti agricoltori. Rimasto orfano in tenera età, venne cresciuto, insieme alla sorella Chiara, dal fratello maggiore Girolamo o Geronimo, lavorando come agricoltore e come bracciante agricolo. Accogliendo ben presto il nuovo spirito francescano, Amato si fece terziario adottandone l’abito e le regole, ma la sua scelta di povertà fece nascere un profondo contrasto con il fratello. Con il passare del tempo si giunse ad una sorta di persecuzione, fomentata soprattutto dalla stessa cognata Lansberga; venne ritenuto stolto per la sua semplicità e la sua religiosità e fu, da lei, calunniato e deriso.

Amato allora, divisa l’eredità con il fratello, si ritirò nella casa paterna di Monte Orciale iniziando l’accoglienza dei poveri e deidiseredati, continuando la sua vita di preghiera nella pieve o al lavoro nella solitudine dei campi o nel folto del bosco; giornate scandite da penitenze e digiuni: “non mangiò mai carne, ma era usato a mangiar erbe e radici d’erbe. Non mangiò quasi mai più d’una volta al giorno e sempre dopo l'ora nona”.

Lo aiutava in queste opere la sorella Chiara che imitava gli esempi del fratello, la cui reputazione cresceva di giorno in giorno, facendo accorrere persone di ogni ceto, le quali si recavano da lui per ricevere consigli o per implorare la sua intercessione.

Per sfuggire a questa popolarità non cercata e non voluta e per sperimentare anche i disagi della povertà reale,iniziò ad allontanarsi dal paese recandosi prima nei luoghi santi delle vicine città e poi, per la prima volta, sui trent’anni a Compostella sulla tomba dell’apostolo Giacomo.

Queste nuove esperienze gli fecero provare le fatiche e i disagi che comportavano i lunghi pellegrinaggi e così decise di trasformare, coadiuvato dalla sorella Chiara, la propria casa in Hospitale per i pellegrini che passavano da Saludecio verso Urbino si recavano a visitare i Santuari dell'Umbria e delle Marche spingendosi fino a Roma. Questa strada fu detta Flaminia Minor. La tradizione popolare attesta numerosi prodigi e miracoli compiuti in vita da Amato, accrescendone la fama di Santo: l’attraversamento, sul suo mantello, del fiume Conca in piena,la tempesta fugata improvvisamente, il mantello appeso a un raggio di sole, la lievitazione del Santo in estasi, il miracolo delle rape.

Nel corso degli anni intraprese per altre quattro volte il pellegrinaggio per Compostella affrontando i pericoli che il lungo viaggio comportava ed utilizzando l’anno sabbatico che il sistema agrario della maggese offriva: lui pellegrino tra i pellegrini per le strade d' Europa, precursori dell'Europa unita, mentre a Saludecio la sua terra riposava per un intero anno agrario in attesa della semina. Durante la sua assenza, l’Hospitale continuava a restare sempre aperto ai poveri e ai pellegrini accolti dalla sorella Chiara.

Itinerante per la quinta volta in Spagna, a metà del cammino, ricevette la visione di un Angelo che gli ordinò di tornare in patria e di disporre delle proprie cose poiché era imminente il termine della sua vita terrena.