Il pellegrinaggio di Santo Amato

Il pellegrinaggio di Santo Amato

Come oggi mettersi in viaggio verso Compostella rappresentava una vera scommessa con se stessi per “riscoprire il valore del cammino, reale e spirituale, personale e collettivo”, ancora di più poteva sembrare “folle impresa” affrontare nel medioevo questo lunghissimo viaggio a piedi che sarebbe durato almeno un anno.

Il pellegrino aveva il dovere di venerare le reliquie dei santi che si trovavano lungo il cammino. Verosimilmente Fratel Amato partiva dalla suo Hospitale a Saludecio verso il monastero di San Gregorio in Conca nei pressi di Morciano. Quindi faceva tappa a Rimini presso le tombe di San Gaudenzio e di San Giuliano, a Forlì per San Mercuriale, a Bologna per San Petronio e i Santi Vitale e Agricola. Prima dell’inverno doveva trovarsi al passo del Moncenisio per passare poi in Francia. Attraversando Saint Gilles, Montpellier e Toulouse, entrava in Spagna da Canfranc e si immetteva nella famosa strada detta “el camino”.

Giunto alla cattedrale di Compostella, adempiva ai riti della tradizione: si inginocchiava e baciava la colonna centrale che sostiene la statua di San Giacomo, metteva la mano nell’impronta lasciata dai devoti, attraversava la navata del portico della gloria e l’abside per giungere a venerare le reliquie dell’Apostolo sotto l’altare centrale della basilica. Il viaggio poteva dirsi concluso solo quando si fosse giunti a Finisterrae sull’oceano Atlantico per raccogliere la conchiglia, simbolo e riprova del viaggio intrapreso.